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lunedì 19 giugno 2017

La stella dell'eire
Valentina Marcone

Oggi Lucia di La filosofia di Lucy ci parla del secondo capitolo della saga di Valentina Marcone, La croce della vita.
Trama: Niente ti prepara al dolore. Quello reale, quello profondo, quello che ti spezza il fiato. Puoi passare tutta la vita a cercare di comprenderlo, ma niente ti preparerà mai alla sensazione terribile di perdita, vuoto e disperazione che provai io quel giorno. Diventi irragionevole, pazzo, saresti disposto a tutto pur di fermare quella sofferenza, uccideresti per spegnere il fuoco che ti brucia la carne. Credevo di morire, invece la Furia mi ha salvata. 
Io sono una Furia, e ora ricomincio da capo. Giorno uno.
Recensione: La Stella dell’Eire è il secondo volume della saga  “La croce della vita”. Ritroviamo la protagonista Deva, che alla fine del primo libro si era trasformata prematuramente in Furia dopo aver scoperto che coloro che considerava come la sua famiglia, i tre vampiri Sincore, le avevano mentito per tutta la vita tenendole nascosto che uno di loro, Gabriel, era il suo consorte predestinato. Nella prima parte del libro seguiamo Deva che per tre lunghi anni si nasconde dapprima in una grotta e poi in un garage isolato, per imparare a dominare e controllare i propri poteri finché, dopo un attacco ai suoi danni da parte di alcuni licantropi, viene ritrovata da Michele, Raffaele e Gabriel e vene convinta a far ritorno a casa. Ma Deva non è più la fragile ragazzina di un tempo, gli anni di clandestinità hanno fatto di lei una donna forte e una vera e propria Furia, che non può fare a meno di farsi guidare dal proprio desiderio di vendetta. Se il primo volume della saga aveva, a mio parere, un ritmo piuttosto lento, lo stesso non si può dire di questo secondo, che fin dai primi capitoli mi ha tenuta incollata alle pagine del libro. Sono rimasta piacevolmente spiazzata di fronte ad un ritmo molto sostenuto e ai numerosi colpi di scena che costellano la prima parte del racconto.
“Era come se al posto del cuore avessi una fornace di odio che bruciava e bruciava, senza fermarsi mai.”
 Nella seconda parte, il fluire degli avvenimenti rallenta e l’autrice si sofferma sull’aspetto più romantico della vicenda, quando finalmente Deva e Gabriel possono vivere apertamente il loro amore. Se prima ci era stata presentata una Deva ormai adulta, disincantata, molto forte e indipendente, qui troviamo invece un’immagine che un po’ cozza con quella precedente. Scopriamo infatti una ragazzina piena di insicurezze, paranoie e gelosia nei confronti del suo uomo. Sebbene sia in parte ragionevole come scelta, poiché si parla di una ragazza poco più che ventenne, i vari screzi e battibecchi adolescenziali sono risultati talvolta esagerati e fastidiosi. Più di una volta mi è sembrato che Gabriel, un vampiro solitario e tenebroso, più che con la donna della sua vita avesse a che fare con una ragazzina insicura e capricciosa.

“Okay ero perdutamente innamorata di lui, però cavolo, potevo offrirmi come colazione senza nemmeno fiatare? Ma dov’era il mio carattere ribelle quando serviva? Nelle sue mani ero davvero una stupida bambolina!”
 Nella parte finale torna l’azione con la guerra contro i licantropi ormai alle porte. Sebbene essendo una saga il finale aperto fosse prevedibile, questo a mio parere lo è stato fin troppo, lasciando la narrazione praticamente a metà.

“Non mi ero mai commossa facilmente in vita mia, ma in quel momento non riuscii a impedire che i miei occhi si inumidissero, lo guardai con tutto l’amore che provavo per lui e gli buttai le braccia al collo.”
 La scrittura di Valentina Marcone si conferma chiara e diretta, la narrazione scorrevole, e trovo che in questa seconda opera ci sia stato un notevole salto di qualità che mi ha consentito di vivere un’esperienza di lettura decisamente piacevole e soddisfacente.

Voto: 

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