Cerca nel blog

domenica 19 novembre 2017

La teoria del pettirosso di Cristiano Pedrini

Buon pomeriggio sognatori,
oggi la nostra recensionista Lya ci parla di La teoria del pettirosso di Cristiano Pedrini.

Trama: La grande sagoma del Byron, con le sue forme squadrate emerge tra i deboli fiocchi di neve che ammantano tutta la città. Davanti ai miei occhi ecco la possibilità di ritagliarmi un piccolo angolo per ripararmi dal freddo pungente che da settimane è il mio solo compagno di viaggio. Io mi chiamo Nathan, ho ventuno anni e vivo per strada…

Recensione: La teoria del pettirosso…Cosa aspettarsi da un romanzo con una trama così particolare, che incuriosisce e che al contempo non lascia comprendere nulla della storia?
Anche il titolo, tanto singolare, può lasciare un po’ interdetto il lettore. O almeno così è accaduto a me di primo acchito.
Mi sono ritrovata subito davanti a Ross, un individuo che ha un ruolo importante all’interno di una biblioteca pubblica e che allo stesso tempo non è ricchissimo, guadagnando come un qualsiasi direttore. Un uomo che però ha dimostrato all’istante una grande umanità senza badare a spese.
Nathan è un ragazzo costretto a vivere in strada; sin dalle prime righe si comprende che ha sofferto, e che è dilaniato ancora dal dolore.
Due realtà, le loro, che si scontrano inevitabilmente. Soprattutto perché nonostante la sua vita tranquilla, la sua non-ricchezza, Ross è determinato a cambiare il mondo, se solo potesse. Ma i grandi cambiamenti partono sempre dal basso, dalle cose più piccole. Questo è un importante messaggio che forse l’autore vuole donarci con il suo romanzo.
Nathan per Ross rappresenta quel prossimo cui tendere la mano, un cucciolo da proteggere, curare, crescere. Anche se il suo protetto si nasconde dietro una corazza, Ross riconosce la sua vera indole.

“Ci vuole coraggio per ammettere le proprie debolezze. Cerchiamo costantemente di nasconderle per apparire forti e sicuri agli occhi degli altri, ma se ci pensi, Nathan, sono quelle a renderci umani.” …Ross aveva sempre pensato che il mondo sarebbe potuto essere migliore se tutti quanti avessero imparato a vivere con le proprie debolezze, avessero imparato ad accettarle e a sfruttarle per valorizzare chi erano e chi li circondava.

Il titolo del romanzo prende corpo da un racconto che Ross narra a Nathan, da un qualcosa accaduto a un certo Joseph ed io avrei tanto voluto incontrare questo personaggio appena accennato. Parlare con lui di ciò che ha provato sulla propria pelle.
A chi possiamo donare amore, disponibilità? Chi potrebbe essere quel pettirosso tremante al freddo da accogliere tra le nostre mani?
Cristiano Pedrini tocca argomenti interessanti e per certi versi ingombranti.
Ecco le figure di due clochard presi di mira da ragazzi annoiati, ecco il pregiudizio nei confronti di chi prende strade differenti da quelle che accettiamo.
Questo è il grande problema di Nathan che trova un vero muro nella sua stessa famiglia, che non è mai stato protetto dal padre, che ha subito per colpa di terzi. Solo Ross riesce a fargli vedere il futuro più roseo, a fargli sperare che qualcosa nella sua vita possa cambiare.
Un peso immenso, quello del passato, che il ragazzo non riesce a rivelare, preferendo celarsi dietro una maschera. E il lettore avverte di continuo la sua ansia, vivendo con lui, pagina dopo pagina il suo stato d’animo. Personalmente sono rimasta legata alla storia proprio per arrivare alla scoperta: cosa è accaduto di così devastante?
Ma la storia contempla anche momenti di ilarità. Personalmente ho adorato il temperamento del colonnello Oliver, un attempato amico di Ross, oppure le battute della segretaria del direttore della biblioteca. Pedrini è riuscito a dosare bene i momenti concitati e quelli più leggiadri.
Di questo romanzo mi ha sorpreso l’aspetto sentimentale: un amore nato a poco a poco, quasi impalpabile. Un affetto che viene fuori con lentezza; l’omosessualità è toccata con delicatezza come fosse un foulard di seta che leggero si libra nel vento. Mi ha stupito, mi ha provocato tenerezza, la stessa che si ritrova nelle parole di uno dei protagonisti, disposto a tutto pur di rendere felice l’altro. Un legame che matura sorprendendo anche i due personaggi.





“Ti accorgi sempre quando qualcosa cresce, giorno dopo giorno, avvolgendo i tuoi pensieri, le tue azioni, le tue speranze, ma può accadere che la situazione ti sfugga di mano e quella che prima era semplice simpatia diventa d’improvviso qualcosa di simile all’amore.”

La teoria del pettirosso è secondo me un invito a guardare oltre, a non fermarsi alle apparenze, a comprendere che tutti possiamo fare molto per gli altri, senza per forza dover guardare troppo lontano.
E’ un inno all’amore nelle mille sfaccettature, che chiama a scrutare nei nostri cuori, a scavare nella coscienza affinché si possa diventare uomini migliori. Uomini che non regalano sguardi commiserevoli ai barboni, di quelli che li umilia nel profondo costringendoli a restare sempre più ai margini della società; uomini che non deridono i legami che non rispecchiano le proprie convinzioni, ma che dimostrano rispetto. E non sono soltanto belle parole, perché di fatto con la volontà si può scalare le montagne più irte.
Come lettrice ho apprezzato molto ciò che ha voluto mettere in luce l’autore, riuscendoci appieno.
Lo stile di Cristiano Pedrini è semplice e il tutto rende scorrevole la lettura.
Tuttavia, una menzione a parte deve essere fatta all’editing nel quale sono presenti sviste più o meno importanti. Se in una seconda stesura o pubblicazione l’autore dovesse rivedere il testo, saremmo al top.
Nonostante il romanzo, considerando l’insieme, il voto che mi sento di dare al momento è   3/5.

Voto: 

Nessun commento:

Posta un commento