oggi la nostra recensionista Lya ci parla di La teoria del pettirosso di Cristiano Pedrini.
Trama: La grande sagoma del Byron, con le sue forme squadrate emerge tra i deboli fiocchi di neve che ammantano tutta la città. Davanti ai miei occhi ecco la possibilità di ritagliarmi un piccolo angolo per ripararmi dal freddo pungente che da settimane è il mio solo compagno di viaggio. Io mi chiamo Nathan, ho ventuno anni e vivo per strada…
Recensione: La
teoria del pettirosso…Cosa aspettarsi da un romanzo con una trama così
particolare, che incuriosisce e che al contempo non lascia comprendere nulla
della storia?
Anche
il titolo, tanto singolare, può lasciare un po’ interdetto il lettore. O almeno
così è accaduto a me di primo acchito.
Mi
sono ritrovata subito davanti a Ross, un individuo che ha un ruolo importante
all’interno di una biblioteca pubblica e che allo stesso tempo non è
ricchissimo, guadagnando come un qualsiasi direttore. Un uomo che però ha
dimostrato all’istante una grande umanità senza badare a spese.
Nathan
è un ragazzo costretto a vivere in strada; sin dalle prime righe si comprende
che ha sofferto, e che è dilaniato ancora dal dolore.
Due
realtà, le loro, che si scontrano inevitabilmente. Soprattutto perché
nonostante la sua vita tranquilla, la sua non-ricchezza, Ross è determinato a
cambiare il mondo, se solo potesse. Ma i grandi cambiamenti partono sempre dal
basso, dalle cose più piccole. Questo è un importante messaggio che forse l’autore
vuole donarci con il suo romanzo.
Nathan
per Ross rappresenta quel prossimo cui tendere la mano, un cucciolo da
proteggere, curare, crescere. Anche se il suo protetto si nasconde dietro una corazza,
Ross riconosce la sua vera indole.
“Ci vuole coraggio per ammettere le proprie debolezze. Cerchiamo
costantemente di nasconderle per apparire forti e sicuri agli occhi degli
altri, ma se ci pensi, Nathan, sono quelle a renderci umani.” …Ross aveva
sempre pensato che il mondo sarebbe potuto essere migliore se tutti quanti
avessero imparato a vivere con le proprie debolezze, avessero imparato ad
accettarle e a sfruttarle per valorizzare chi erano e chi li circondava.
Il
titolo del romanzo prende corpo da un racconto che Ross narra a Nathan, da un
qualcosa accaduto a un certo Joseph ed io avrei tanto voluto incontrare questo
personaggio appena accennato. Parlare con lui di ciò che ha provato sulla propria
pelle.
A
chi possiamo donare amore, disponibilità? Chi potrebbe essere quel pettirosso
tremante al freddo da accogliere tra le nostre mani?
Cristiano
Pedrini tocca argomenti interessanti e per certi versi ingombranti.
Ecco
le figure di due clochard presi di mira da ragazzi annoiati, ecco il
pregiudizio nei confronti di chi prende strade differenti da quelle che
accettiamo.
Questo
è il grande problema di Nathan che trova un vero muro nella sua stessa
famiglia, che non è mai stato protetto dal padre, che ha subito per colpa di
terzi. Solo Ross riesce a fargli vedere il futuro più roseo, a fargli sperare
che qualcosa nella sua vita possa cambiare.
Un
peso immenso, quello del passato, che il ragazzo non riesce a rivelare,
preferendo celarsi dietro una maschera. E il lettore avverte di continuo la sua
ansia, vivendo con lui, pagina dopo pagina il suo stato d’animo. Personalmente sono
rimasta legata alla storia proprio per arrivare alla scoperta: cosa è accaduto
di così devastante?
Ma
la storia contempla anche momenti di ilarità. Personalmente ho adorato il
temperamento del colonnello Oliver, un attempato amico di Ross, oppure le
battute della segretaria del direttore della biblioteca. Pedrini è riuscito a
dosare bene i momenti concitati e quelli più leggiadri.
Di
questo romanzo mi ha sorpreso l’aspetto sentimentale: un amore nato a poco a
poco, quasi impalpabile. Un affetto che viene fuori con lentezza;
l’omosessualità è toccata con delicatezza come fosse un foulard di seta che
leggero si libra nel vento. Mi ha stupito, mi ha provocato tenerezza, la stessa
che si ritrova nelle parole di uno dei protagonisti, disposto a tutto pur di
rendere felice l’altro. Un legame che matura sorprendendo anche i due
personaggi.
“Ti accorgi sempre quando qualcosa cresce, giorno dopo giorno,
avvolgendo i tuoi pensieri, le tue azioni, le tue speranze, ma può accadere che
la situazione ti sfugga di mano e quella che prima era semplice simpatia
diventa d’improvviso qualcosa di simile all’amore.”
La
teoria del pettirosso è secondo me un invito a guardare oltre, a non fermarsi
alle apparenze, a comprendere che tutti possiamo fare molto per gli altri,
senza per forza dover guardare troppo lontano.
E’
un inno all’amore nelle mille sfaccettature, che chiama a scrutare nei nostri
cuori, a scavare nella coscienza affinché si possa diventare uomini migliori.
Uomini che non regalano sguardi commiserevoli ai barboni, di quelli che li
umilia nel profondo costringendoli a restare sempre più ai margini della
società; uomini che non deridono i legami che non rispecchiano le proprie
convinzioni, ma che dimostrano rispetto. E non sono soltanto belle parole,
perché di fatto con la volontà si può scalare le montagne più irte.
Come
lettrice ho apprezzato molto ciò che ha voluto mettere in luce l’autore,
riuscendoci appieno.
Lo
stile di Cristiano Pedrini è semplice e il tutto rende scorrevole la lettura.
Tuttavia,
una menzione a parte deve essere fatta all’editing nel quale sono presenti
sviste più o meno importanti. Se in una seconda stesura o pubblicazione
l’autore dovesse rivedere il testo, saremmo al top.
Nonostante
il romanzo, considerando l’insieme, il voto che mi sento di dare al momento è 3/5.
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