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giovedì 29 novembre 2018









Buongiorno sognatrici è con immenso piacere che vi segnalo questa nuova uscita di Marialuisa Gingilli e anche il suo cover reveal! Mi piace molto questa cover, mi ispira... ho già segnato il libro nella mia lista dei desideri. E voi, cosa state aspettando?










BIOGRAFIA

Marialuisa Gingilli nasce a Roma nel 1983 ed è dal 2008 che vive nella splendida cornice dei Castelli Romani.
Dopo aver trascorso cinque terrificanti anni presso il Liceo Scientifico Statale “Plinio Seniore”, capisce che nella sua vita potrà percorre qualsiasi strada, basta che non abbia a che vedere con le materie scientifiche. Nel 2002, quindi, inizia a frequentare la facoltà di “Lettere e Filosofia”, presso l’Università “La Sapienza”, con il sogno di diventare, un giorno, un’affermata giornalista di cronaca.
Il destino, però, sa essere beffardo ed è così che nel 2006 comincia a lavorare per un’azienda di servizi alle imprese, dove, ancora oggi, i suoi migliori amici sono proprio i numeri.
Impiegata - e mamma dal 2015 - a tempo pieno e da sempre grande appassionata di libri, nel 2017 decide per gioco di lanciarsi nella stesura del suo primo romanzo, scoprendo così che l’amore per la scrittura non l’ha mai davvero abbandonata.


Titolo: Solo per me 
Serie: Under the Irish Sky #1

Numero previsto di volumi della serie:2 + 2 spin-off

Uscita: 6 dicembre 2018

Self Publishing

Pagine: 480

Prezzo: E-book €. 1,99
Cartaceo (disponibile prossimamente) €. 14,90

Trama:
Margherita ha poco più di vent'anni, una storia, quella con Alessandro, che trascina da troppo tempo e un cassetto pieno di sogni irrealizzati. Complice un viaggio tra gli incantevoli paesaggi d'Irlanda e un paio di occhi verdi come i prati di quelle terre, si renderà conto che è arrivato il momento di abbandonare la sua confortevole routine e lanciarsi nel vuoto, fare spazio ai propri desideri e accettare i propri sentimenti. Ma si sa, a volte, l'amore ci porta su sentieri pericolosi... Margherita






ESTRATTO 1
Mentre gli passavo accanto per uscire dalla stanza e tornarmene in camera, tenendo lo sguardo a terra, mi afferrò per un braccio, fermandomi.
«Scusa, cercavo solo di alleggerire la tensione. Se non vuoi parlare va bene, ma non allontanarmi da te. Per favore, guardami.»
Avevo alzato la testa nella sua direzione, richiamata dal tono quasi implorante delle sue parole.
Lui aveva mollato un po’ la presa sul mio braccio e, fatta scorrere la mano fino a prendere la mia, mi aveva attirata piano verso di sé.
Era tutta la sera che ripetevamo quei gesti. Io sempre a un passo dallo scappare da lui e Joshua a riacchiapparmi.
Continuammo a guardarci, l’uno di fronte all’altra, mano nella mano. 
Mi sorprese la dolcezza con cui mi fissava, perché non mi era mai sembrato il tipo da esternare così i suoi sentimenti.
In quel momento, invece, sembrava davvero dispiaciuto per quello che stava accadendo.
Sentii le lacrime pronte, di nuovo, a bagnarmi il viso ed era sempre più difficile trattenerle.
Non volevo piangere di fronte a lui. Se vi erano delle domande da fare, dovevo anche trovare delle risposte e al momento non ne avevo neanche mezza.
Joshua sembrò capire il tumulto del mio animo, perché, senza aggiungere altro, rafforzò la presa sulla mia mano e mi attirò ancora un po’ verso di lui, fino a quando mi trovai stretta nel suo abbraccio.
Come era diverso da quello di poche ore prima, in cui mi ero sentita stordita e sopraffatta dall’emozione!
Quello aveva il sapore delle domeniche mattina passate in pigiama, della torta di mele e del caffè appena fatto. Aveva il sapore delle cose semplici, di quella casa che per me era solo un concetto vago.





ESTRATTO 2
Cominciavo ad avere fame, ma non avevo alcuna intenzione di lasciarmi trascinare da Joshua in qualche ristorante di classe. Mi ero già sentita fuori luogo davanti a quella stronza di Karen e mi era bastato quello.
Quando salimmo in macchina, quindi, provai a convincere Joshua ad andare, semplicemente, a mangiarci un panino al parco.
«Sai che quello che stai farneticando non ha senso?» mi chiese lui, dopo che gli avevo esposto i miei patimenti.
«Forse per te. Ma avanti, ho accettato il tuo invito e il tuo regalo, potresti anche venirmi incontro su questa cosa, no?»
Joshua sorrise, annuendo e mettendo in moto. «Coraggio, allora, ti porto a mangiare il miglior club sandwich di Galway!»
Riuscii a trascinarlo sul serio al parco, alla fine, e ce ne restammo lì, nelle due ore successive, a mangiare seduti a una panchina, sotto un grande albero.
La temperatura, nonostante la giornata di sole, era comunque parecchio rigida, ma sembrava non contare assolutamente per noi.
Solo a un certo punto, quando il vento si alzò, Joshua mi attirò vicino a lui, invitandomi a sdraiarmi e a starmene tra le sue braccia. 
Non avrei dovuto, lo sapevo, eppure sembrava tutto perfetto e non trovavo il coraggio per rompere quell’incanto.
Chiusi gli occhi, mentre mi teneva stretta a lui e continuava ad accarezzarmi, lentamente, dalla spalla fino al polso, per poi tornare su.
Mi accoccolai meglio, lasciandomi avvolgere un po’ di più. Sentivo il suo cuore battere e avrei giurato andasse alla stessa frequenza del mio. Poteva una cosa tanto tenera, spontanea e che ci faceva star bene, essere così profondamente ingiusta?
Fu quando mi accorsi che da diversi minuti nessuno dei due parlava, così, che trovai il coraggio per provare a trasmettergli quello che provavo, sperando mi aiutasse a staccarmi da lui.




ESTRATTO 3
In silenzio, cominciammo a toglierci di dosso i vestiti. Senza distogliere gli occhi dai suoi, armeggiai con non poca difficoltà con la cinta dei pantaloni. Al terzo tentativo alzai gli occhi al cielo. 'Possibile che devi essere tanto imbranata proprio adesso?'
Vidi Joshua abbozzare un sorriso, prima di darmi un bacio sulla punta del naso e far scivolare le mani sulle mie, per aiutarmi.
«Rilassati, piccola», mi disse sottovoce, soffiandomi sulle labbra e facendomi rabbrividire. 
«Se me lo chiedi così, otterrai esattamente il risultato opposto.»
Si alzò dal letto per spogliarsi da sé, ma non era certo quello che volevo io. Mi inginocchiai e, tirandolo per il bordo dei pantaloni, lo riavvicinai, cominciando a slacciargli io la cintura e facendo scorrere le mani sotto la stoffa che piano scendeva, mentre tenevo gli occhi alti, incatenati ai suoi, per gustarmi la bramosia che vi leggevo dentro.
Accompagnai i pantaloni lungo le sue gambe, sfiorandogli la pelle e gustandomi le sue mani che si intrecciavano ai miei capelli, mentre riprendeva a baciarmi. Quando i pantaloni furono a terra, Joshua se li tolse calciandoli via. Era lì, solo con i boxer addosso e tutto quel toccarci e baciarci non mi bastava più. Volevo sentirlo su di me, pelle contro pelle; dentro di me, carne nella carne.
Con sorprendente iniziativa, afferrai il bordo dei suoi boxer, tirandoli giù con un gesto secco e liberando la sua erezione.
«Oh, oh signorina, quanta impazienza!»
Prima che un sorrisino compiaciuto si spegnesse sulle sue labbra, cominciai a baciarlo, leccando lenta il glande.
Il respiro di Joshua si fece più ritmico e riempì la stanza del suo suono. Io, del resto, riuscivo solo a concentrarmi sulle sue mani che mi tenevano delicate la testa, carezzandomi il collo, tirandomi piano i capelli. Mi sarei aspettata gesti più ruvidi e fui commossa dalla dolcezza che riuscì a trasmettermi, in così pieno contrasto con la forza con cui pulsava nella mia bocca, o con la tensione dei suoi addominali sotto le mie dita.




ESTRATTO 4
Iniziai ad accarezzargli i capelli con una mano e la schiena con l’altra, fino a quando quei gesti non si liberarono di qualsiasi premeditata intenzionalità e, nati per essere di conforto a Joshua, non finirono per cullare anche me.
Quando si sfilò, abbandonandomi, sentii il mio corpo protestare per quella perdita e poi rilassarsi nell’attimo in cui Joshua, dopo aver tolto il preservativo, tornò a coccolarmi tra le sue braccia.
Restammo così per qualche secondo, senza proferire parola, restando in ascolto del silenzioso dialogo delle nostre anime, l’unico che davvero contasse.
Abbandonata sul suo corpo, chiusi un secondo gli occhi. Sentivo i muscoli rilassarsi e la pace invadermi.










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