oggi la vostra Liz ha letto per voi uno straordinario romanzo storico!
Scheda del romanzo:
Titolo: Il Simbolo
Autore: Damiano Leone
616 pagine
Edito da GCE
Prezzo 8,10€ formato Kindle e 19,55€ cartaceo con copertina rigida
Sinossi:
Contemporaneo di un uomo passato alla storia con il nome di Gesù di Nazareth, il figlio di una prostituta muove i primi passi nella Palestina dominata dalle legioni di Roma: due vite diverse ma destinate a incrociarsi nei loro giorni più drammatici. Avviato alla prostituzione, il giovane Ben Hamir trova conforto nell'affetto di uno schiavo comprato per fargli da tutore. Costretto a fuggire, dopo un'istruttiva permanenza ad Atene conquista Roma - o meglio i cuori delle romane - divenendo gradito ospite dei più esclusivi palazzi nobiliari. Coinvolto nella politica imperiale fino a divenire intimo di Tiberio, proprio da lui apprenderà quanto beffardo possa mostrarsi il fato. Tornato in Palestina per ordine dell'imperatore, ad attenderlo troverà sia un nuovo che un antico amore: ma anche l'odio feroce di Ponzio Pilato, il suo più mortale nemico. Dopo aver compiuto un gesto in apparenza marginale ma destinato a sconvolgere la storia, abbandonati i lussi e le amanti sceglierà di restare lontano dai clamori del mondo. Ma Roma non si è dimenticata di lui: dovrà accettare lo sgradito incarico di informatore imperiale, assistendo così a eventi che andranno oltre ogni sua immaginazione.
Recensione:
Premetto per amore di cronaca che i romanzi storici sono la mia passione. Il periodo trattato, poi, ovvero gli anni a cavallo del primo secolo d.C. mi è particolarmente congeniale, avendo effettuato io stessa in passato alcune ricerche in merito. Ciò detto, Il Simbolo è un romanzo a mio parere eccezionale.
La trama si articola nell' arco di circa 90 anni durante i quali il protagonista, Ben Hamir/Annio Rufo, passa attraverso la Storia (quella con la S maiuscola) di Roma e dell'Impero influenzandola, partecipandovi e in taluni casi imprimendole una direzione della quale tutt'oggi permangono echi. Attraverso la sua abilità di amare e farsi amare dalle donne, e grazie all'innata propensione all'ascolto, Ben Hamir diverrà nel talamo il custode di confidenze e progetti destinati a cambiare il volto della storia, nonché del depositario e artefice del segreto (o della bugia?) più scottante di tutti i tempi.
Un punto di vista insolito, dal quale con gli occhi disillusi di chi conosce con quanta facilità il destino può innalzarti o schiacciarti, e lo sguardo disincantato di un laico poco avvezzo a essere soggiogato da credenze religiose di qualunque tipo, ci racconta la propria vita senza omettere dettagli, intersecando sapientemente la propria vicenda personale con le vicende dei popoli coi quali viene a contatto.
Lo stile è ricercato e ricco di termini inusuali, se non addirittura desueti, e piuttosto colti. Una scelta che, bisogna sottolineare, non è per tutti i gusti ma che a me personalmente è piaciuta molto, anche se in certi passaggi ha un poco rallentato il ritmo del racconto, per il resto scorrevole e vivace.
I personaggi sono tutti molto ben delineati in ogni sfaccettatura, estremamente credibili e vividi, a tal punto da poter quasi dire che non esistano comprimari in questa trama, ma che tutti contribuiscano al grande affresco che l'autore va tratteggiando pagina dopo pagina.
Senz'altro un libro che vale la pena di leggere, frutto non solo di una sapiente arte di scrivere, ma anche di una approfondita ricerca storica in grado di trasportarci nel cuore degli avvenimenti narrati, che si svolgano nel palazzo imperiale di Roma tra nobili e patrizi o nei sobborghi di Gerusalemme fra contadini e pastori.
Aggiungo anche che, data la professione che il protagonista pratica per gran parte della sua vita, il romanzo non è privo di scene di passione convenzionali e non, avvenendo tra persone di sesso opposto ma anche tra persone del medesimo sesso, e non necessariamente con "soli" due attori coinvolti al medesimo tempo. Le scene erotiche sono trattate con una eccellente capacità descrittiva e con una sorta di astrazione concettuale che rende possibile descrivere alcune tra le più comuni perversioni (sempre che tale termine sia adatto a identificare una preferenza sessuale piuttosto che un'altra!) senza scendere mai nel volgare, ma anzi rendendole estremamente piacevoli e originali. Del resto, come non condividere l'idea di cui il protagonista ci rende partecipi alla fine della narrazione:
"gli uomini hanno proprio bisogno di un simbolo in cui credere
per trovare la forza di vivere...
beh, forse allora farebbero bene a scegliersene uno che genera la vita e non la morte,
la gioia e non il dolore,
la speranza e non la disperazione...
e che anche se soltanto per brevi momenti, quando arriva a far dimenticare tutte le diversità
di razza, dello spirito o della mente,
come nient'altro al mondo riesce a unire nella felicità gli esseri umani.
Cioè quanto la natura ha voluto porre al centro del nostro corpo
e di fronte al quale uomini e donne si inginocchieranno sempre gioiosi."
Voto finale: 5 (e abbraccio accademico)
Alla prossima,
Liz Bennet
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