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Beyond the Veil
Margherita Maria Messina
TITOLO: Beyond the Veil
AUTORE: Margherita Maria Messina
EDITORE: Words Edizioni
GENERE: Fantasy Romance
FORMATO: Ebook (2,99 – 0,99 nel giorno d’uscita) - Cartaceo (15,90)
RELEASE DATE: 28.10.2020
DISPONIBILE SU AMAZON E IN TUTTE LE LIBRERIE
La verità è oltre il velo.
TRAMA
“Ognuno di loro custodisce storie e vite, piccola mia. Devi sempre osservarli con estrema attenzione. Nascondono, a volte, anche pericolosi segreti, che forse è meglio rimangano tali.” Con queste parole custodite nell’anima, Emma Valenti, giovane laureata in Conservazione e Restauro, approda tra le mura del più antico monastero nel cuore della Foresta Nera. Ancora scossa per la perdita dei genitori, periti in circostanze poco chiare proprio in Germania, Emma sa di essere l’unica in grado di scoprire la verità. Tra quelle antiche mura, Emma si scontrerà con l’austero professor Von Richt, custode di un antico segreto, e tenere a bada l’attrazione tra loro sarà quasi impossibile. Proprio nel cuore di quel monastero, tuttavia, si cela una maledizione che narra di un passato fatto di inganni, tradimenti e una vendetta bramata dal fantasma di un oscuro abate.
L’AUTRICE
Margherita Maria Messina. O semplicemente Meg. Classe 1989, è siciliana e nelle sue vene scorre il sangue della sua madre naturale, l’Etna. Laureata in Storia dell’Arte, è specializzata in Conservazione e Restauro dei beni archivistici e librari. Cura e gestisce un blog letterario da due anni, Il Libro sul Comò di Meg, dove promuove autori emergenti e piccole case editrici. Ama la storia, soprattutto l’epoca medioevale e l’Ottocento.
ESTRATTI
1. Gli occhi cobalto incontrarono quelli pervinca, frenetici e luminosi, che però si nascosero nuovamente, per tornare a guardare il percorso innanzi a lei.
Doveva rivederli.
Di nuovo.
E ancora.
Una creatura umana non poteva possedere quegli occhi.
Spronò il cavallo e gli sembrò di avvicinarsi un po’ di più a quella figura che, sempre più esile, si mostrava ai suoi occhi.
Era lì, vicino a lei.
Tese il braccio, le urlò di fermarsi.
Ma poi la vista divenne offuscata, le palpebre si fecero pesanti.
E gelide tenebre lo avvolsero.
2. «Chi c’è?»
Le venne spontaneo chiederlo.
Che fosse qualche stupido scherzo? Era una zona isolata, magari qualcuno l’aveva seguita e… no.
Nessuno poteva fare scherzi del genere.
Si ritrovò a deglutire, mentre stringeva a sé la borsa come a proteggersi. Le luci alle pareti iniziarono a giocherellare, quasi vi fosse un repentino abbassamento e innalzamento di tensione.
Una strana nebbia, fitta e cupa, sembrava solcare il pavimento del corridoio, mentre quel rumore di catene si avvicinava sempre più e diveniva più vivido e assordante.
Poi la vide: un’oscura figura in fondo al corridoio, incappucciata e completamente vestita di nero, che l’osservava.
«Chi è? Cosa vuole?»
Con lentezza, lo sconosciuto issò il braccio destro. Catene pesanti e logore cozzarono contro il lastricato del corridoio, provocandole un lancinante dolore alle tempie. Emma si accasciò sulle gambe, premendosi forte le mani sulla testa.
«Basta… basta! La smetta!»
Un lampo e poi grida, fiamme si palesarono dinanzi alle sue iridi.
3. Aveva perso il conto.
Quante frustate le avevano dato? Quaranta… sessanta… Non lo rammentava più.
Il pavimento gelido aveva accolto il tremendo dolore che aveva alla schiena, alle braccia, a tutto il corpo. La pelle era lacerata, marchiata e il respiro lento e difficoltoso mentre cercava di tenere gli occhi aperti. Il sonno la chiamava.
I capelli, sparsi fra schiena e pavimento, sfregavano sulle ferite, facendola gemere di dolore. Provò a muoversi, ma il corpo non rispose alla propria volontà. Era stanca, devastata dalle innumerevoli torture che Faustus le aveva inflitto, infangando il suo nome, quello del padre e dell’amato Hector.
I pensieri corsero all’abate: non gli aveva detto abbastanza quanto lo amasse e quanto gli era grata per quei giorni trascorsi insieme, per l’affetto che le aveva donato.
E ormai era troppo tardi.
Lui non c’era più. La loro vita insieme non c’era più.
Gli occhi si mossero deboli ad osservare la fede che portava ancora al dito. Almeno quella non le era stata tolta.
Il suo ciondolo, invece, era sparito nel nulla.
E questo aveva alimentato l’odio di Faustus nei suoi confronti.
Strega.
Puttana.
Meretrice.
Rifiuto.
Quanti altri insulti le aveva rivolto, mentre le venivano sferrati calci e pugni?
Perché non l’aveva ancora uccisa?
4. «Non sa quanto questo sia strano per me.»
Lo disse mentre con gli occhi tornava a osservare quelli di lei, luminosi e di un viola così acceso e bellissimo che avrebbe voluto tuffarcisi dentro.
Aveva voluto quella complicità, solo in quel momento lo capì.
La vide mordersi quelle labbra più rosee al centro, ma pallide ai bordi, che parevano quasi disegnate tanto erano perfette.
Labbra che lui desiderava baciare.
Con uno scatto, le catturò i capelli fra le dita della mano libera e l’attirò a sé, portandosi a meno di un millimetro di distanza dalla bocca di lei. Respirò al ritmo dei battiti del suo cuore, la sentì tremare e si lasciò catturare dal calore emanato dal suo corpo.
«Temo che a questo non saprò porre rimedio.»
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