SEGNALAZIONE E APPROFONDIMENTI
La storia si apre con un essere immortale che si presenta come il Viandante, colui che osserva e custodisce ciò che accade nell'universo.
Narra ai lettori di una spedizione spaziali con protagonisti tre astronauti: Adam, Mary e Conrad. Raggiungono un buco nero, per studiare un flusso di energia anomala che in seguito si rivelerà essere una traccia magica proveniente da un pianeta Terra di una realtà alternativa, popolata da creature fantasy e oscuri stregoni.
Adam si ritrova in compagnia di una fata di nome Tulìp a vagare alla ricerca di altri come lui. Raggiunto la città tra le montagne di Wòlffhain, l'uomo si ricongiunge con l'amica Mary mentre il re del posto, Markus prepara la guerra contro un folle stregone di nome Dracon.
Con l'aiuto del loro esercito, il mago Atlas e soccorsi dalla città portuale di Mermid, devastata dal nemico, le forze del bene si preparano a scendere in guerra per proteggere il Cristallo della Vita, forma cristallina del potere di uno delle quattro Entità, custodi della pace e creatori dell'intera vita in un universo all'origine vuoto e oscuro.
Dopo aver eliminato il suo sovrano, il giovane Principe Shiar III, Dracon mette al potere un re fantoccio e si accinge a preparare l'attacco alla roccaforte dei nostri eroi.
La battaglia presenta l'epica conclusione di questo racconto, ma l'inizio di un progetto nato come trilogia.
Amicizia, amore, senso di responsabilità sono alcuni elementi dei miei personaggi, alcuni approfonditi in modo tale da scrutare le debolezze di quelle che sembrano figure inflessibili dinanzi al potere, ma che in cuor loro celano anche tanta paura.
Personaggi principali:
Adam. E’ il capitano della spedizione spaziale, un soldato pluridecorato afflitto dal senso di colpa. Dopo una missione andata male ha perso un braccio ed una parte del suo plotone. Anche se lontano da casa cercherà di fare la differenza.
Mary. Vice capitano della missione, vive la sua nuova situazione con profonda tristezza, non vuole prendere parte a ciò che la circonda, cercando il modo di tornare a casa.
Tulìp. Una dolce fata che incontra Adam durante una passeggiata nel bosco. Vittima di intolleranza, esiliato dai suoi simili, aiuterà il nuovo amico nel suo viaggio.
Re Markus. Prode sovrano delle gelide terre, vuole la pace per la sua gente, pronto a dare la vita pur di scacciare il male. È ferito dal dolore che affligge la moglie malata, tentando di non cedere sotto il peso della corona.
Dracon. Folle stregone pronto a tutto per ottenere il potere assoluto. E’ il principale villain della storia.
Spazio della narrazione: l’azione si svolge su di un pianeta Terra alternativo dove la magia ha preso il sopravvento sul mondo.
Tempo della storia: un tempo passato, simile al medioevo ma dalle tinte magiche e dagli elementi avveniristici.
Tempo del racconto: tutta la vicenda avviene nel giro di poche settimane, con flashback che riportano alcuni accadimenti indietro di tre anni
Tematiche: ho cercato di dare una principale osservazione sugli elementi in grado di turbare i protagonisti, incapaci di affrontare i propri traumi, costretti dalle necessità a combattere contro il male che li affligge tanto all’esterno quanto dentro di essi. Altro aspetto va nei confronti della natura, protagonista della lore di questo universo appena nato.
Anteprima:
Il sole splende fiero nel cielo e gentilmente scalda la soffice spiaggia; il fruscio armonioso del mare accompagna questa piacevole sensazione di pace e tranquillità.
Sono forse morto, pensa in modo non del tutto errato Adam e d’altronde come biasimarlo; l’ultima cosa che il capitano ricordi sono lui e i suoi colleghi astronauti mentre precipitano verso il più assoluto degli oblii.
Ora invece questa sensazione familiare, quasi amica, che come se fosse circondato da piume, lo coccola in un affettuoso abbraccio.
Dalla quiete di un apparente sogno caraibico però, ecco che iniziano a sopraggiungere dolori e fitte, come se un fulmine lo colpisse in pieno petto, il corpo robusto del giovane capitano viene pervaso totalmente da una scarica che, come un colpo di frusta, lo riporta alla realtà.
Adam apre gli occhi e si solleva di colpo: non ricorda molto di quello che è avvenuto subito dopo la caduta ma l’avere indosso la divisa spaziale ed i forti dolori gli fanno ben ricredere su quello che sperasse fosse in fondo solamente il risultato di un tremendo incubo e non vitrei ricordi impressi nella mente.
<<Dove cavolo mi trovo?!>> si domanda il naufrago.
In quel medesimo istante il soldato torna, per un attimo, indietro coi ricordi: la sensazione di ritrovarsi a casa era la medesima di quando rientrava da una missione, ma quel sentimento di gioia, di sicurezza, veniva bruscamente interrotto da una qualche forza aliena che, come una sgradevole coscienza, gli ricordava che lui non apparteneva a quel posto, a quella pacifica routine. Era un soldato e la sua casa non era altro che il fronte; anche la scarica di dolore la riconduceva alle cicatrici e gli acciacchi che spesso gli rammentavano un luogo di sofferenza e morte, un luogo a cui era fin troppo, tristemente, legato.
Ora era lì, seduto su di una spiaggia, non riuscendo a trovare alcuna spiegazione che possa giustificare quella sensazione; certamente era palese che non fosse più sulla Explorer né tantomeno nello spazio.
Quel posto così gradevole, quasi surreale, non poteva di certo essere l’interno di quella mostruosità pensò.
<<Forse sono morto...forse questo è il paradiso?! Forse in qualche modo siamo tornati sulla Terra! >>
Tante domande travolgono la sua psiche mentre cerca di trovare un qualche collegamento logico tra gli eventi.
Seppure possa sembrare che fosse tornato a casa, non riusciva a lascarsi scrollare di dosso la simbiotica sensazione di non appartenenza, c’era qualcosa di alieno in quel posto e sentiva che era lui quel qualcosa.
Ancora scosso e indolenzito però, Adam si fa forza e lentamente porta il capo verso l’alto, sollevandosi da terra: in piedi, cerca in un primo istante protezione dal sole porgendosi una mano verso la fronte in modo da coprire gli occhi.
Si guarda intorno e dinanzi a sé non intravede altro se non il mare aperto, animato dal delicato fruscio delle onde di una calda giornata e dall’odore di sale che tipicamente porta i sensi a riconoscerne la natura: voltandosi verso destra nota che la candida sabbia lascia, man mano, il posto ad una scogliera che diviene sempre più alta, sulla cui sommità, come un copricapo, si elevano alti alberi impossibili da sormontare con il semplice sguardo. Stessa cosa accade verso sinistra, quindi sentendosi accerchiato decide di voltarsi per dare uno sguardo a cosa gli si cela alle spalle.
Una folta foresta gli si para dinanzi: ancora una volta, grossi alberi coprono tutto ciò che si trova nel suo campo visivo, fatta eccezione per una piccola apertura tra di essi, sembra essere il punto di ingresso per un sentiero naturale che giunge dritto verso il cuore della verde e fitta fratta. <<Conrad! Mary!>> urla i nomi dei suoi compagni mentre, cercando di reggersi dritto, dà un ultimo sguardo nei dintorni. <<Marianne! Dottor Conrad!>>
Nulla.
Ciò che si riesce ad udire è solamente lo scroscio del mare accordato con il soffio del vento e l’ululato degli alberi, mentre altri impercettibili fruscii riescono a giungere sino all’orecchio del giovane, prestando la giusta attenzione.
<<Direi che è il caso di mettersi in cammino.>> si consiglia ad alta voce, forse nella speranza che qualcuno possa udire le sue parole.
Deluso dal realizzare di essere solo in un luogo ignoto, conferma quindi la scelta di imboccare il percorso più logico, attraverso la foresta.
Mentre il nostro eroe comincia a farsi strada tra le steppe, una pinna dorsale emerge dal mare per poi immergersi nuovamente; sembrerebbe a prima vista uno squalo anche se la sua connotazione delicata e meno aguzza pare più avvezza ad un delfino.
Dopo quello che sembra un movimento di spinta, ciò che sembra una pinna caudale emerge per poi abbattersi sul velo d’acqua generando innumerevoli schizzi.
Inizia a intravedersi la creatura che, con somma eleganza, nuota tra le onde diretta verso uno degli scogli più vicini alla riva: una ragazza dai lineamenti delicati e dal viso appuntito, incorniciato da lunghi capelli corvini, emerge lentamente dal retro della grossa roccia che nel frattempo funge da velo, celando il suo corpo.
Apparentemente, la misteriosa fanciulla non sembra indossare alcun indumento e non ci è chiaro ancora come possa essere finita in mare; che sia anch’essa una naufraga come il nostro Adam? O forse la leggiadra figlia di un pescatore della zona?
La giovane segue attentamente con lo sguardo curioso l’uomo fin quando la folta vegetazione rende impossibile scrutare oltre; assecondata la sua curiosità scompare nuovamente tra gli scogli. Un forte tonfo lascia intendere che si sia rituffata in acqua ed è lì che, così come la più nobile delle creature, emerge con un balzo rendendo possibile ammirarla in tutta la sua magnifica totalità: una magnifica donna sulla cui schiena si poggia con fiera eleganza la pinna dorsale, precedentemente scrutata oltre il pelo dell’acqua, il cui corpo affusolato diviene, dai fianchi in giù, in modo innaturale simile a quello di un pesce.
Ella è una Ninfa degli Oceani: una creatura magnifica che con la sua grazia protegge, assieme alla sua gente, il regno dei mari guidando marinai bisognosi, e disorientati pescatori, verso un porto sicuro durante le tempeste.
Come una scheggia, nuota verso il fondale per poi perdersi nel buio; per un attimo però si intravedere ciò che effettivamente sembra un oggetto alieno per quel mondo.
Un enorme pezzo di metallo fuoriesce dalla sabbia: si intravede a malapena poiché corroso dal mare, ricoperto di alghe e piccoli molluschi che gli donano una connotazione rugginosa, quasi cresposa.
Passandogli di fianco la ninfa, grazie alla sua velocità, scompiglia il piccolo ecosistema che si era sedimentato intorno al monolite metallico rendendo visibile delle parole in un alfabeto a noi familiare: Explorer.
<<Mary! Mary Dove sei!>>Adam urla mentre continua la ricerca delle uniche persone che possano donargli un qualche senso di appartenenza.
<<Dottor Conrad! Mi sentite!>>nessuna risposta se non il battito della foresta e di ciò che la popola.
Le urla dell’uomo riecheggiano forti, disturbando e scuotendo la quiete di questo regno selvaggio; creature dalle strane forme e dai mille piedi si muovono strisciando nell’ombra, studiando quello che potrebbe essere il loro prossimo pasto.
In cielo, il sole domina l’immensità di un verde oceano vivente arrivando sino oltre i campi a cui la foresta cede il posto; come un sovrano che osserva quieto il suo regno, i suoi raggi irradiano anche le pianure oltre l’orizzonte.
Lì, una volta oltrepassate, la parte paradisiaca e caraibica di questo mondo, gemello per i tratti somatici al nostro, cede il trono ad un luogo arido e freddo.
Tra le valli di una enorme catena montuosa, dove il gelo e la neve si battono per mantenere la loro sovranità, si ergono alte e spesse mura di cinta che delimitano i confini di una città: superato il protettivo rivestimento di mattoni e roccia, all’interno vi si cela un popolo che deve la pace ed il sostentamento ai suoi benevoli sovrani.
Su di una zona più distante dal centro urbano, nella parte più alta dell’enorme roccaforte, come un orso avvolto nel suo giaciglio, un castello si erge imponente incastonato nella montagna, come se essa stessa dia alla luce quel luogo che con gelosia ha deciso di proteggere, tutelando il destino di chi vi dimora ai suoi piedi; su di una balconata, elegantemente ornata di nobili vesti, si intravede una fanciulla dall’aria assorta.
La donna, di spalle, cerca di portare il suo sguardo verso l’oceano, ricercando un qualcosa che, senza darle pace, ormai da tempo attende mentre, lievemente, sussurra qualcosa destinato ad essere udito solamente dal vento.
<<Oh Adam. Dove sei maledizione!>>
Ormai giunta la notte, la Luna veste i panni sino a qualche attimo prima indossati dalla calorosa stella; come lei, anche la nobile dama del cielo illumina, seppure in maniera assai più pigra, tutta la vita al di sotto di essa. Giunta l’ora dei briganti e delle creature che si annidano nell’oscurità, lei, come una madre vigile, si accerta di illuminare al meglio il cammino del suo figlio disperso.
È proprio quel fievole bagliore che sta rincuorando Adam, ignaro di a quale stato o continente possa appartenere il terreno sotto i suoi piedi, divincolandosi al meglio tra le steppe, punta lo sguardo al cielo lasciando che sia una “faccia amica” a donargli la speranza di andare avanti.
Giunto ormai al limite delle forze, l’uomo si ritrova in una zona meno fitta dove la vegetazione lascia un più ampio margine di respiro; lì un ruscello scorre sereno, incurante delle forze che circondano e preoccupano qualunque altro essere vivente.
“Agli albori del tempo vi era solo Caos; un giorno però la magia esplose dal buio dell’eterno nulla, generando l’Universo. La Luce, nata da quella nuova realtà, e l’Ombra, figlia della oscura forza, iniziarono a darsi battaglia l’uno per sottomettere l’altra. Dopo secoli di scontri però, un forte rilascio di energia diede improvvisamente origine alle Entità, forgiati dalla magia col compito di riportare l’equilibrio infranto dalla guerra. Le Entità erano esseri elementali dall’immenso potere, gli unici in grado di riunire le sorelle ormai da tempo rivali. Aquos, Flammer, Rockwood e Phileon sacrificarono loro stessi imbrigliando ogni granello della loro essenza nei “Cristalli della Vita” la cui energia diede origine ad ogni cosa, ai pianeti, alle stelle e alle creature che iniziarono ad arricchire il vuoto sino ad allora presente. Portato a termine il compito le Entità, nella loro nuova forma, decisero di esiliarsi per impedire al puro Caos di fare ritorno. Finita la battaglia, ma ancora divise dal rancore, Luce ed Ombra decisero di tramutarsi: una di loro divenne il Sole e l’altra la Luna. Nelle loro nuove vesti, le sorelle sorreggono, per l’eternità, sulla bilancia l’equilibrio tra bene e male.”
Questa è la leggenda di come la vita ha avuto origine e di come la natura abbia rivestito il più importante dei compiti: riportare Equilibrio nel Caos.
Seppur gli uomini siano convinti di essere gli assoluti padroni di una roccia fluttuante, spero che un giorno possano mettere da parte il loro bisogno di sottomissione e conquista riuscendo a comprendere, come quel fiume che scorre nel bel mezzo della foresta, colpito dalla ammaliante luce lunare, il loro destino e di come esso sia legato al luogo a cui appartengono, non come usurpatori, ma come i figli di una natura la cui generosità ha fatto loro dono della vita.
Spossato ed indebolito, Adam crolla ai margini del fiume abbeverandosi, in cerca di ristoro, dopo il lungo cammino.
Al prode astronauta, divenuto superstite di un fenomeno ancora non molto chiaro, non manca certo l’addestramento e l’ingegno per poter sopravvivere in un ambiente ostile; per evitare di attirare l’attenzione di una qualche bestia affamata, Adam provvede ad accendere un fuoco di campo per la notte. Dinanzi alle fiamme, affamato e con gli indumenti logori, l’uomo pensa a come affrontare questa imprevista missione: ciò che deve fare è trovare un po’ di cibo e rimettersi quanto prima in viaggio per raggiungere il più vicino luogo abitato, sperando di venire a galla dalla pozza di domande in cui gli sembra di annegare.
La vista inizia però a fare i capricci ed il corpo non sembra volere più reggere.
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