TITOLO: Eclissi Perpetua
SERIE: Il Custode di Luce
AUTORE: Jessica Marchionne
EDITORE: Words Edizioni
GENERE: High fantasy/Narrativa per ragazzi
FORMATO: Ebook (3,99 – in offerta lancio a 2,69)
DISPONIBILE SU AMAZON E CON KINDLE UNLIMITED
«Accadrà che mai nessuna alba e mai più nessun tramonto oserà dividerci.
Te la porterò, Elanor. Ti porterò un’eclissi che durerà per sempre.»
Molti anni fa, l’amore proibito tra la Dea della Luce e il Dio dell’Ombra generò il Caos. La guerra, senza esclusione di colpi, divenne inevitabile: la Luce fu così imprigionata e il mondo smise di essere lo stesso.
Il giovane Liam conosce bene la sua vera identità: è il principe, il Custode di Luce, destinato a combattere contro i Cavalieri di Ombra e con l'unico desiderio di vendicare il padre, morto in battaglia per mano di un uomo di cui non ricorda il volto. Il suo destino si incrocia con quello di Van, che ha l'incarico di ucciderlo per salvare il mondo. Eppure, Liam e Van sembrano essere legati in maniera molto più profonda, segnati dalla stessa maledizione. La Luce, per anni custodita, sta per essere liberata: la vera battaglia ha inizio ora.
“Eclissi Perpetua” è il primo volume della trilogia high fantasy “Il Custode di Luce”, di Jessica Marchionne. L’inizio di un viaggio tra antichi dèi, luce e oscurità, alla ricerca di se stessi e delle proprie origini.
L’AUTRICE
Jessica Marchionne nasce a Sezze nel 1991. È laureata in Editoria e Scrittura e ha continuato a frequentare corsi e tirocini anche dopo gli studi, nella speranza di trasformare la sua passione in lavoro. Legge da sempre qualsiasi genere, anche se predilige il fantasy e lo storico. Ha un blog, Luce sui Libri, dove recensisce libri di autori emergenti e dispensa, di tanto in tanto, qualche consiglio. Ama i videogiochi, gli animali e pensa che l’autunno sia la stagione che meglio le si addica. “Le Campane di San Pietroburgo” (Words Edizioni, 2021) è il suo romanzo d’esordio.
ESTRATTI
1.
«Concedimi soltanto una rosa, proprio come dici tu. Un regalo a me gradito. Che danno potrebbe mai arrecare ai mondi un piccolo fiore?»
«Che danno potrebbe mai arrecare, dici!» esclamò Elanor. «Che tu ti innamorerai di me. Che io mi innamorerò di te. E allora sarà la fine.»
Non la vide più. Il rosso accesso si spense e Hyobe tornò a guardare la sua volta stellata.
Una lacrima gli rigò il volto perlato.
«Oh, mia Elanor. Che sia la fine, allora. Perché ho già iniziato ad amarti.»
2. Lei rimase a bocca aperta a osservare quel colore infettare lo specchio fino a quando non sentì una stilettata dritta al cuore. Posò una mano al petto, ma il dolore cessò subito.
L’aveva riconosciuta.
«Come… come potete avere…»
«Un regalo da parte del nostro Dio. Sarò lieto di rimuoverla non appena vi si scioglierà la lingua. Non dovrete parlare per forza con me, d’altronde, da questo momento in avanti, sarò impegnato. Prego, rivolgetevi direttamente a lui, e forse allora vi sarà dato di nuovo il permesso di vedere le immagini fasulle di vostro figlio. Con permesso, mia signora.»
La sua voce, calda e melliflua, le aveva fatto accapponare la pelle nivea. Non osò guardarlo mentre si congedava da lei e rimase a soltanto ad ascoltare con rabbia il clangore dell’armatura che si allontanava.
Guardò lo specchio. Nessuna immagine si rifletteva più.
Fu a quel punto che gli si buttò sopra, afferrandolo con entrambe le mani, sfiorò la superficie con il naso, assetata del viola che si contorceva in quello spazio.
Gli angoli della bocca si curvarono in un morbido sorriso.
È fatta, pensò mentre gli occhi le brillavano, lucidi.
Anche quella volta era riuscita a ingannare il cavaliere. Aveva ottenuto proprio ciò che voleva.
Le unghie scalfirono la superficie per quanto stava stringendo forte i bordi, l’alone del suo respiro affannato nascondeva a tratti quel viola conturbante.
Eppure, rimaneva dritta, composta, questa volta nessun fremito aveva percorso la sua schiena.
«Luce, oh, Luce» intonò con voce grave, lo sguardo fisso nelle spire. «Venite da me, venite da me! Oh, Luce, venite da me!»
3. «Lo so cosa stai per dire: che ho sprecato il mio tempo. No, non l’ho sprecato. Ho ancora due settimane per finire quell’armadio e addirittura tre per quel dipinto. Ma è necessarioche io diventi un cavaliere, proprio come voi tre.»
Noah lanciò uno sguardo divertito al fratello, che invece sospirò amareggiato. «Non è necessario» disse poi, alzandosi per entrare in casa.
Van fece per seguirlo, pronto a rispondere a tono, quando Noah gli posò una mano sulla spalla. «Non adesso, va bene?»
«E allora quando? L’estate sta finendo. Non voglio frequentare l’Accademia d’Arte come vuole lui.»
Noah parve ponderare bene le parole. «Sarebbe un’ottima opportunità per un bravo artista come te.»
Scosse la testa, convinto. «Non è così.»
«Forza, non pensare a questo adesso.»
Il ragazzo annuì, seppure controvoglia. Ormai aveva capito le loro ragioni, pur continuando a non condividerle. Tornò in casa per controllare la carne, cercando di distrarsi e solo quando arrivò Aiden sentì di nuovo i muscoli distendersi. Per un momento, Van invidiò l’amico: gli dispiaceva non essere stato con lui, quel pomeriggio, ad allenarsi con la spada.
4. «Mi hanno raccontato che si vantava molto di quel suo fratellino così bravo. Sembra fosse gracile come te.»
Sgranò gli occhi. «Davvero?»
«Va bene, forse non così tanto come te… ma quasi. E, dopo soli due anni dalla sua investitura, riuscì a diventare Primo Cavaliere di Luce! Sai cosa significa?»
«L’uomo più forte del mondo…»
«Esatto. A soli vent’anni era già tutto quello che altri veterani non erano mai stati. Ovvio che Rohan se ne vantasse, non credi?»
Van annuì, pensieroso. «Quindi, se anche lui era come me, forse una speranza ce l’ho per davvero. Potrei diventare come Korin.»
5. «Perché mai dovrei temerlo? Il tuo mondo è meraviglioso ai miei occhi. Non c’è nulla che mi provochi angoscia o tormento. Se non il fatto che non lo posso raggiungere e venire da te.»
«Ed è un bene. Cosa pensi, che la tua gente possa sopravvivere al sole?»
«Temo che ne morirebbero» dovette ammettere Hyobe con una punta di tristezza. «Ma basterebbe nasconderlo.»
Di nuovo Elanor rise. «Oggi mi stai facendo divertire. Non so se provare compassione o altro.»
«Hai paura.»
A quell’affermazione, Elanor smise di ridere e si quietò di colpo. I suoi occhi azzurri lo trapassarono.
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