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martedì 18 luglio 2017

Silfrida, la schiava di Roma
Isabel Greenwood
Buon pomeriggio lettori,
tra i tanti generi percorsi assieme a voi nel corso di questi mesi, una delle poche tipologie ancora da trattare è quella del romanzo storico.
La nostra recensionista Sonia Alemi ci parla di Sifrida, la schiava di Roma ad opera di Isabel Greenwood.
 Trama: Nessuno l'ha mai guardata in quel modo, mai desiderata tanto. Perché lui è l'unico uomo che potrà mai amare. Silfrida è una giovane donna Gota, venduta come schiava dagli usurpatori dell'imperatore Teodosio e poi adottata da una coppia di romani che abita nei pressi di Verona, sulla via Postumia. È timida e timorosa, la evitano tutti a causa della sua origine barbara, ma il Fato è in agguato e la sua vita verrà sconvolta per sempre. Il padre che credeva perduto è il temibile Alarico, a capo dell'orda di barbari che invade il nord Italia. Partirà alla sua ricerca accompagnata da Ghiveric, un giovane e valoroso guerriero goto. Ma i legionari romani sono sulle loro tracce, la battaglia del Tanaro incombe. Riusciranno i due giovani a coronare il loro sogno d'amore e ritrovare Alarico?

Recensione: Buon pomeriggio popolo di sognatori, ben ritrovati.
Ho letto per voi un romanzo storico, “Silfrida, la schiava di Roma”, di Isabel Greenwood, al secolo Giovanna Barbieri.



Un romanzo storico inusuale, quasi maniacale nella descrizione dei più minimi dettagli, usando addirittura gli stessi vocaboli che usavano gli antichi romani per gli oggetti, l'abbigliamento di uso comune.
È stato un vero full immersion nella vita degli antichi romani, un vero documentario storico.



Si avverte fin dall'inizio, nel contesto del libro, che c'è uno studio approfondito, una pignoleria estrema nello svolgimento di tutta la storia. Un voler attenersi ai fatti, caratteristica comune più in una storica che in una romanziera... tanto che, ad un certo punto, ho creduto che i personaggi Silfrida, Ghiveric, Tullio e Lucio fossero davvero esistiti.
Ma veniamo alla trama: i fatti partono dal lontano 394 dopo Cristo e parlano di fatti successi durante e dopo la calata dei Goti in Italia con a capo Alarico.
Iniziando a leggere di una battaglia fra barbari e romani, per me che ho fatto studi umanistici, mi ritrovata di colpo sui banchi del liceo, di quando studiavo il De bello gallico di Giulio Cesare.
Inutile dire che è stata un'esperienza... rigenerante. No, non fatevi spaventare dai vocaboli o termini arcaici usati più volte nel libro e godetevi invece la storia d'amore tra Silfrida, la figlia di Alarico, e Ghiveric giovane goto.
Dunque, durante la battaglia una fazione di traditori romani truciderà e e saccheggerà il campo Goto lasciato quasi incustodito dagli uomini impegnati nella battaglia. Essi rapiranno tra i tanti bambini anche l'amata figlioletta di otto anni del capo dei Goti, Alarico.
Uscì, non vedeva l'ora di rivedere Alana e Silfrida. La risata gioiosa della figlia di otto anni gli mancava, anche se non lo avrebbe mai ammesso di fronte ai compagni. Riunì i suoi combattenti e fu ben lieto di comunicare loro la dimissione. 
Silfrida, questo è il nome della bambina verrà acquistata e in seguito adottata da una coppia di tavernieri, cittadini romani stabilitisi nei pressi di Verona.
Noi la conosceremo già sedicenne, bellissima e morigerata cuoca. Insieme al fratello, Tullio, manda avanti l'attività lasciata loro in eredità dal padre morto improvvisamente. La loro madre è molto malata, non essendosi mai ripresa dal lutto per la perdita dell'amato consorte, Marcello.
Silfrida ha abbracciato gli usi e costumi latini, è cristiana.
Servendo ai tavoli nella taverna susciterà le attenzioni di Lucio Septimio Festo, figlio del magister utriusque militiae Stilicone. Lucio ne resterà invaghito e più volte le proporrà di andare a lavorare come cuoca per lui, la desidera.
Perché nessuno l'ha mai guardata in quel modo, mai desiderata tanto?
Silfrida è cosciente che Lucio brama solo il suo corpo, vuole possederla carnalmente. Tullio che, pur essendo suo fratello adottivo, l'ama in modo silenzioso deciderà di dichiararsi anche se è consapevole che non potranno mai sposarsi in quanto parenti per la legge romana. Silfrida è molto confusa e la confusione aumenterà quando un giorno inaspettatamente rivedrà suo padre, Alarico.
Il padre non può restare a Verona e desidera che la figlia lo segua, ma Silfrida gli spiega che la sua mamma adottiva, Terentia, è molto ammalata e bisognosa di cure, Alarico le lascerà come guardia del corpo Ghiveric, suo promesso sposo da quand'erano neonati.

Quando anche i cavalieri di Lucio ritornarono ai loro affari, Ghiveric ricomparve. Stringeva in mano della salvia.«Fai bollire dell'acqua, il succo della salvia scurirà i miei capelli e apparirò romano.»«Parli anche latino?», gli domandò.«Sì, molti guerrieri hanno imparato la lingua durante le battaglie a sostegno dell'imperatore romano Teodosio. Mi ha insegnato Alarico, tuo padre.»«Dovrai anche tagliarti i capelli e nascondere le armi. I cittadini non vanno in giro così pesantemente armati.», lo informò.
«Me li taglierai tu.» disse allungandole una lama.Silfrida rabbrividì e si ritrasse spaventata. 










Tullio durante il saccheggio dei goti a Verona è rimasto ferito ed è bisognoso di cure come Terentia. La convivenza forzata con il giovane Ghiveric la porterà a conoscerlo meglio e a fidarsi di lui sino ad innamorarsene.
Un amore che sarà vissuto attraverso mille peripezie per tutto il nord Italia, invaso dai barbari e difeso dai romani... tanto che Silfrida non saprà più chi è il nemico.

È una prosa molto scorrevole quella di Giovanna Barbieri, quindi non lasciatevi intimidire a volte dalle descrizioni molto dettagliate e meticolose.
Con il suo stile, Giovanna Barbieri ha saputo delinearci abilmente i suoi personaggi facendone scaturire una storia d'amore delicata, malgrado i temi cruenti della battaglia.
Non fatevi intimidire dai termini che, se li trovate un po' ostici, l'autrice ha messo in fondo al romanzo un ampio e ben dettagliato glossario.

Consigliatissimo. 

Voto:



 


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