La nostra Mariana ha letto e recensito per voi "Dieci ragazzi per me" di Silvestra Sorbera e Mariantonietta Barbara
Autore:Mariantonietta Barbara e Silvestra Sorbera
Titolo:10 ragazzi per me
Trama
Mina, 32 anni e una laurea in architettura, lavora presso uno studio di Torino. Qui, oltre a svolgere il suo lavoro, deve ingraziarsi i clienti che il suo capo, il terribile arch.Berto Gribaudo, spinge alla fuga con il suo incontrollabile caratteraccio. 12 ore al giorno non le danno molto tempo per una vita normale, a meno che il suo capo non sia in viaggio per un convegno o malato. Dalla Sicilia, madre e sorella tramano per vederla presto accasata e così, sia pure controvoglia, Mina, accetta che le sue amiche, Chiara e Carlotta, le presentino ben 10 ragazzi, uno al mese, o quasi. La speranza è che la famiglia la lasci in pace e che lei possa trascorrere delle serate piacevoli. Il progetto però non decolla come loro vorrebbero, anzi.
La trama di questo libro, anche se mi sembrava di leggere una storia già conosciuta, mi ha incuriosito comunque e ho cominciato a leggerlo con passione, come del resto ogni libro su cui riesco a mettere gli occhi.
Ma più andavo avanti, più facevo fatica a leggerlo, non capivo dove ero, i passaggi dalla Sicilia a Torino fanno salti temporali senza una logica né un perché. Mina, la protagonista del libro, l'ho trovata molto impacciata pur essendo non solo appassionata del suo lavoro ma abbastanza sveglia per esso, lei ha ancora un cordone ombelicale mai reciso con la sua famiglia d'origine anche se abita lontano da tempo. Questa famiglia l'ho trovata molto fuori dagli schemi soliti, una famiglia del sud descritta in maniera molto anni '50 per capirci. Perché al terzo millennio trovo surreale che ci siano famiglie che cerchino in ogni modo di accasare un componente single della famiglia in un modo così grottesco e surreale. Ed è proprio la proposta all'apparenza così trasgressiva che le fanno le sue amiche, ad essere una buona scusante che servirebbe a tagliare il cordone ombelicale con la famiglia, ma tutto ciò non le darà la sicurezza di cui ha bisogno. Certo, il destino come sempre si mette lo zampino, e cosi tutto diventa semplice.
Forse la scrittura a due mani fa sì che questo libro diventi confuso in evidente contrapposizione. Una volta ti sembra che tutto sia chiaro, poi, dopo un po', diventa tutto sfumato. Poi, una volta sei a Torino, città moderna e ben inserita nell'attualità, ma subito alla pagina dopo ti ritrovi in una Sicilia tradizionale, oserei dire antiquata e dal sapore retrò. La storia e non sarebbe niente male se la delimitazione delle due zone non fosse così netta, pesante.
Poiché ho avuto per tutto il tempo della lettura la netta sensazione di essere in due scarpe differenti e scomode, come se le due autrici non fossero affiatate, non posso che dare 3 nuvolette. ☁☁☁
Mariana
Ma più andavo avanti, più facevo fatica a leggerlo, non capivo dove ero, i passaggi dalla Sicilia a Torino fanno salti temporali senza una logica né un perché. Mina, la protagonista del libro, l'ho trovata molto impacciata pur essendo non solo appassionata del suo lavoro ma abbastanza sveglia per esso, lei ha ancora un cordone ombelicale mai reciso con la sua famiglia d'origine anche se abita lontano da tempo. Questa famiglia l'ho trovata molto fuori dagli schemi soliti, una famiglia del sud descritta in maniera molto anni '50 per capirci. Perché al terzo millennio trovo surreale che ci siano famiglie che cerchino in ogni modo di accasare un componente single della famiglia in un modo così grottesco e surreale. Ed è proprio la proposta all'apparenza così trasgressiva che le fanno le sue amiche, ad essere una buona scusante che servirebbe a tagliare il cordone ombelicale con la famiglia, ma tutto ciò non le darà la sicurezza di cui ha bisogno. Certo, il destino come sempre si mette lo zampino, e cosi tutto diventa semplice.
Forse la scrittura a due mani fa sì che questo libro diventi confuso in evidente contrapposizione. Una volta ti sembra che tutto sia chiaro, poi, dopo un po', diventa tutto sfumato. Poi, una volta sei a Torino, città moderna e ben inserita nell'attualità, ma subito alla pagina dopo ti ritrovi in una Sicilia tradizionale, oserei dire antiquata e dal sapore retrò. La storia e non sarebbe niente male se la delimitazione delle due zone non fosse così netta, pesante.
Poiché ho avuto per tutto il tempo della lettura la netta sensazione di essere in due scarpe differenti e scomode, come se le due autrici non fossero affiatate, non posso che dare 3 nuvolette. ☁☁☁
Mariana
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