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venerdì 30 ottobre 2020

Segnalazione per Claudia Torresan

 Claudia dice di se stessa: Scrivo da circa 7 anni romanzi del genere thriller psicologico e diversi sono gli elementi che ritengo fondamentali quando scrivo.

Cerco di curare la psicologia dei personaggi. 

Ambiento i miei romanzi in Italia, che non ha nulla da invidiare alle nazioni straniere, sia per cultura che per gli fondi paesaggistici. 

Il ruolo della ricerca scientifica permette di sviscerare il problema. E le affermazioni scientifiche sono insindacabili. 

Visto che nella realtà non è concesso creare sempre storie a lieto fine, nei miei libri faccio in modo che questa risulti una componente immancabile. Dopo tanto penare, dopo tante domande, il cerchio si chiude e la vicenda trova la sua soluzione.

Sinossi:

 

 

Le figure dei supereroi, in genere associate a paladini della giustizia, si trasformano improvvisamente in personaggi lugubri, che seminano terrore. I bei monti del Trentino vengono improvvisamente macchiati di sangue da colui che viene definito ‘killer dei supereroi’, un assassino che lascia sul volto di ogni sua vittima la maschera di un supereroe.

Cosa spinge questo impostore a compiere tale sterminio? 

Sarà l’ispettore Claudio Venturi a cercare di svelare l’arcano e di salvare i suoi concittadini da questa orrenda tragedia, in cui la maschera lasciata da questo scellerato diventa la firma del seriale.

 

262 pagine.

 


 

Claudia Torresan è nata a Vigevano (PV).

Ha conseguito un diploma in liceo classico e poi una laurea in scienze biologiche.

Ha già pubblicato, fra gli altri,  La paura torna sempre e La veste profanata.

 

Indirizzo email: cl.torresan@gmail.com

Blog: https://claudiatorresanscrittricethriller.com



ESTRATTO DA DIETRO LA MASCHERA.

 

 

Claudio guidava tranquillo per quella strada che aveva percorso mille volte. Non doveva recarsi molto lontano da casa sua, ma non era mai stato nella villa che gli era stata indicata come luogo del delitto e nemmeno conosceva il proprietario.

Una volta raggiunto il numero civico esatto, aveva fermato l’auto ed era sceso ad attendere i colleghi in arrivo. Difficile che qualcuno fosse arrivato prima di lui: la centrale non era vicina.

Appena sceso si era infilato le mani in tasca. L’aria era abbastanza fredda in serata anche se ormai si era nel periodo primaverile. Il vento gli muoveva i capelli neri e lisci che ogni tanto gli coprivano gli occhi verdi e lo obbligavano a spostare il ciuffo per averli liberi di vedere. 

Diede un’occhiata alla villa in questione e ne dedusse subito che il proprietario di soldi doveva averne davvero parecchi. Un ampio giardino con alti alberi e un lungo viale avevano come sfondo quella villa di proporzioni mastodontiche. Tre piani in altezza e una larghezza da rendere incalcolabile il numero di stanze per piano. Una macchia marrone scuro immersa nel verde.

Non attese più di una decina di minuti l’arrivo dei colleghi.

Una volta attorniato dai compagni, si rivolse a uno di loro.

“Garelli, cos’è successo? Da chi siete stati avvisati in commissariato?”

Gli rispose un uomo dalla voce roca.

“Questa villa appartiene al signor Lenzini Lorenzo. Ci ha telefonato una donna riferendo che avrebbe dovuto incontrarlo a cena in un ristorante della città alle 20:30 ma, dopo averlo aspettato per mezz’ora e averlo cercato al telefono almeno 10 volte, non è riuscita a rintracciarlo. A quel punto, preoccupata, ha deciso di venire direttamente qui a vedere perché tardasse tanto”.

“E?”

“E la sorpresa che ha trovato non è stata delle migliori. Lo ha trovato morto nel suo studio”.

“E come è entrata in casa?”

“È’ la prima domanda che le ho fatto anch’io e ha risposto che erano molto amici e lui le aveva dato una copia delle chiavi della villa. Non abbiamo ancora verificato nulla, ma da quello che ho capito la donna chiamava proprio da qui. Ha telefonato alla polizia appena ha trovato il cadavere, quindi dovrebbe essere ancora dentro che ci aspetta. Saranno passati poco più di venti minuti da quando abbiamo ricevuto la telefonata. E tu sei stato chiamato immediatamente”.

“Allora muoviamoci. E, se la donna in questione è qui dentro come ha riferito, vedremo di capirci qualcosa interrogandola. Ma questo avverrà in centrale con calma. Qui faremo solo le domande strettamente necessarie al momento. Forza, entriamo”.

In quattro si erano mossi tra le ombre degli alti alberi del giardino che costeggiavano il viale principale verso l’ingresso alla villa.

Raggiunta l’entrata, come voleva la prassi, tutti e quatto si infilarono i guanti per non lasciare impronte. Quindi, Claudio provò a entrare e la porta, come si aspettavano, era aperta.

Si trovarono in un ampio atrio e all’istante li raggiunse una donna che proveniva da una stanza vicina.

“Finalmente siete qui! Dio mio, è terribile!”

L’ispettore Claudio Venturi le andò incontro e lei gli si gettò fra le braccia singhiozzando.

“Cerchi di calmarsi ora e ci porti nel punto in cui ha trovato il cadavere del signor Lenzini”.

Sempre in lacrime, lei si scostò da lui e si diresse verso la stanza alla destra dell’atrio.

“È’ lì dentro.” aveva indicato col dito.

“Va bene, lei aspetti qui”.

Tranne uno di loro, in tre erano entrati nella la stanza indicata dalla signora. Il cadavere era steso a terra, davanti ai loro occhi, di fianco alla sedia della scrivania. Claudio si era avvicinato e aveva controllato la vena sul collo.

“Niente battito. È’ morto davvero”.

Un secondo dopo gli occhi dell’ispettore si erano bloccati alla vista di qualcosa di strano che lo aveva colpito.

“Ma cosa diavolo è questa?”

I suoi colleghi si erano avvicinati per guardare meglio. Erano tutti e tre ammutoliti.

“Ma cosa vuol dire questa maschera sul volto? È’…la maschera di Batman! Uno dei supereroi!”

“Già, questa è bella davvero!” fu l’istintivo commento di Garelli.

“E non è tutto!” aveva sbottato Claudio, “Qui vicino alla sua mano c’è una zampa con delle unghie strane!”

“Zampa? Unghie non umane? E di chi?” Garelli le aveva guardate incredulo. “Un animale?”

“Probabile”. L’ispettore Venturi si era alzato e aveva tirato fuori dalla tasca il cellulare. “Io chiamo la scientifica. Aspettatela qui. Intanto vado in centrale e vedo di fare due chiacchiere con la nostra signora. Ho l’impressione che ne avrà di cose da raccontarci. Dalle chiavi di casa a questa storia della maschera. Mentre io me ne vado con lei, fate in modo di scovare magari qualcosa di utile anche nelle altre stanze. Poi vediamo cosa ci dirà in più la scientifica, sia da quello che avrà analizzato qui, sia dall’autopsia. Bisogna capire come è morto quest’uomo”.

“D’accordo capo. A dopo”.

Venturi aveva acceso il cellulare.

“Ale? Scusa il disturbo, ma come temevo devi rimandare la tua dormita di fine giornata. Questo cadavere sembra essere circondato da strani misteri e ci serve il tuo aiuto. Parla con Garelli quando arrivi, ti spiegherà tutto quel che ti serve sapere. Il resto aspettiamo di saperlo da te”.

Una volta fatto sapere alla sua compagna l’indirizzo al quale doveva recarsi, era tornato nell’atrio.

“Signora, ora deve venire con me in centrale. Ci serve una sua deposizione”.

Sempre piangendo, lei aveva annuito e gli si era avvicinata per uscire seguendolo in commissariato.

Claudio aveva ripercorso a ritroso il viale alberato ed era tornato alla sua vettura. La signora accanto a lui, di cui ancora non conosceva il nome, continuava a piangere e sembrava sinceramente afflitta per la morte dell’amico.

 



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