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martedì 13 giugno 2017

La croce della vita
Valentina Marcone

Oggi Lucia de La filosofia di Lucy ci parla di un altro interessante romanzo, questa volta ambientato in un mondo fantastico. L'opera costituisce il primo volume della trilogia dell'autrice.
Note biografiche: Valentina Marcone, nata nella provincia di Salerno nel 1986, laureanda di Farmacia all'università di Salerno, ha una sola grande passione: i libri. Che essi siano di scuola, di favole, di storia, di letteratura classica, non ha importanza, purché scritti in inglese o italiano. Adora il genere fantasy, tanto che il suo primo libro ha come protagonista una Furia. Le piace pensare di non raccontare storie, ma creare personaggi che plasmano da soli la loro storia.

Trama:  “La tradizionale famiglia felice con mamma, papà e due figli? Storia vecchia. Molti bambini crescono benissimo con due papà o una mamma single. Io ho avuto un’infanzia splendida e sono crescita con tre uomini, Michele, Gabriel e Raffaele, i Fratelli Sincore, che di angelico hanno solo i nomi. Non mi hanno scelta, né adottata, sono stati praticamente costretti a tenermi con loro e contro ogni aspettativa, invece che mangiarmi, mi hanno amata come una figlia. Esagero? No, sono tre vampiri. Certo, essere la profetica bambina che sigilla la pace tra due razze ha sicuramente aiutato, ma tenermi al sicuro non implicava loro di crescermi e amarmi come invece hanno fatto.

Ah dimenticavo, sono una Furia. – Deva”

Recensione: La croce della vita è la prima parte di una saga Urban Fantasy che ha per protagonisti tre vampiri e una giovane Furia.
Inizio col dire che mi ha molto incuriosito e ho apprezzato la scelta di introdurre la figura delle Furie, che non avevo mai incontrato prima in altri racconti sui vampiri. Il primo capitolo del libro ci offre una scena piuttosto cruenta, una battaglia fra il vampiro Michele, la voce narrante, e un mostro inviato contro di lui dalle Furie. Leggo di brandelli di carne che volano ovunque, carne putrefatta, odore di decomposizione, crani tenuti insieme da placche metalliche che vengono strappate via a mani nude, sangue, e mi faccio un’idea di ciò che mi aspetta per il resto della narrazione. Idea che verrà completamente smentita, perché sarà l’unica scena così violenta e splatter, il resto della storia si concentrerà sulla crescita della protagonista Deva e sul suo sbocciare da ragazzina a donna.
Deva viene affidata ancora in fasce ai tre fratelli vampiri. Il loro passaggio da temuti e spietati predatori ad amorevoli genitori è stato però forse un po’ troppo semplificato, affrettato e repentino.
La narrazione è schietta e priva di fronzoli, per questo risulta scorrevole senza essere mai pesante. Devo sottolineare però la quasi totale assenza di colpi di scena, a parte un paio di episodi: Gabriel che viene a sapere di essere il consorte predestinato (e non sto rivelando nulla di fondamentale ai lettori, poiché è esplicitato fin dalle prime pagine) e Deva che, dopo un incidente stradale, scopre i suoi poteri da Furia.

«… alzai lo sguardo e lo trovai intento a squadrarmi attentamente, forse era l’effetto del liquore, ma mi sentivo la tesa leggera, come se fossi su una nuvola, solo quando inspirai con le labbra semiaperte mi resi conto che gli stavo fissando le labbra, chissà che sapore avevano…»

Nella seconda parte del libro la voce narrante diventa quella di Deva e il tono cambia. Se prima avevamo il punto di vista pacato e misurato di Michele, ora quello più impulsivo, vitale e orgoglioso di Deva ci conduce verso il finale.
«Non era colpa sua se mi ero innamorata di lui, non mi aveva mai incoraggiata né dato false speranze. Forse era meglio godermi ogni minuto che passavo con lui, senza pensare alle conseguenze» 
Deva è il personaggio che ho preferito, forse perché il racconto ce la fa conoscere ancora neonata e poi ci mostra il suo percorso di crescita, fino a vederla diventare una giovane donna alle prese con forti emozioni quali la rabbia, la gelosia e ovviamente l’amore.

«Sembrava che il tempo si fosse fermato, era tutto chiaro adesso, potevo passare il tempo ad arrabbiarmi o godermi ogni singolo istante passato insieme a lui, in pratica dovevo smetterla di comportarmi come una bambina viziata e pensare come una donna» 
«Volevo sentire le sue labbra sulle mie, sperimentare in prima persona l’emozione del primo bacio e volevo che fosse lui a darmelo…»

Il ritmo piuttosto lento del libro cambia sul finale, sicuramente più adrenalinico, dove finalmente ho sperato che ci fosse una svolta sorprendente, una conclusione degna di nota. Lo è stata solo in parte, ma poiché il finale è aperto, l’autrice con bravura è riuscita nel suo intento: lasciarmi con la curiosità di leggere il seguito.

Voto:

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