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venerdì 21 aprile 2017

Ti spacco il muso, bimba!

Buongiorno sognatori e sognatrici, oggi Josephine March ci espone la sua opinione su Ti spacco il muso, bimba! di Carlo Manzoni.

Note: Carlo (Carletto) Manzoni (Milano, 1909 – Milano, 1975), scrittore, giornalista, umorista, vignettista, è uno di quegli scrittori il cui patrimonio letterario dovrebbe essere conservato con cura, invece è colpevolmente assente dagli scaffali delle librerie da più di vent’anni.
Divenne popolarissimo con i brevi racconti dell’imprevedibile e irritante signor Veneranda, storielle surreali e strampalate che pubblicò sulla rivista Il Candido, giornale di satira politica diretto da Giovannino Guareschi. Ma è noto anche per la fortunatissima serie di libri appartenenti al genere giallo-comico La suspense del riso, che fu pubblicata da Rizzoli (con traduzioni in Germania, Spagna e in tutti i paesi dell’America Latina).
In questi romanzi Manzoni racconta le avventure e disavventure del detective privato Chico Pipa e del suo socio, il cane poliziotto Gregorio Scarta, tra belle donne, colossali sbronze di bourbon, gragnuole di pugni e pistolettate che mai uccidono ma tuttalpiù tramortiscono.
Il primo libro di questa serie – Ti spacco il muso, bimba! – è quello che proponiamo in questa collana, che intende recuperare e dare alla luce fatti, eventi, talenti e quant’altro di italiano sia malauguratamente o colpevolmente caduto nel dimenticatoio.

Trama: La prima cosa che vedo appena entrato, è un tizio che sta steso per terra e non ha certo l’aria di spassarsela allegramente.
Resto senza fiato, ma mi riprendo subito. 
Giace sul fianco destro e ha la guancia destra che poggia sul tappeto in mezzo a una larga macchia che non esito a riconoscere per sangue.
Eh, accidenti! A uno non gli può mica uscire del caffè da un buco nella testa.
Ha la testa a venti centimetri dai miei piedi. Con la punta della scarpa gli sollevo la palpebra e vedo il bianco dell’occhio.
È proprio morto. Più morto di così dovrebbero essere in due.
Subito ho l’impressione che ci sia qualcosa che non funzioni.
Porco bue!
Altroché, se c’è qualcosa di strano. Il morto ha il braccio destro teso oltre la testa. La mano semiaperta è posata sul tappeto a palma in giù, e tra l’indice e il medio tiene una sigaretta ancora accesa dalla quale sale un filo di fumo.
Guardo bene. La sigaretta è consumata più di metà, ma più di un centimetro di cenere rimane ancora attaccato alla brace.
Qualcuno gli ha sparato mentre fumava.
Dalla lunghezza della brace non possono essere passati più di tre minuti, forse quattro. Proprio mentre io fermavo la macchina in fondo alla curva.


Recensione: All'inizio, ve lo devo proprio confessare, mi è parso uno scherzo della casa editrice... ma poi, man mano che andavo avanti, mi sono calata in un'atmosfera surreale e la storia ha iniziato a divertirmi!
Nel racconto, che è molto scorrevole e scritto in modo simpatico, sono presenti alcuni neologismi oppure giochi di parole molto umoristici, non a caso l'autore era entrato a far parte dei paroliberi, nel linguaggio del futurismo, la tecnica compositiva delle parole in libertà.
Con TI SPACCO IL MUSO, BIMBA! il lettore cala in un'atmosfera da fumetto poliziesco anni '30
in cui il protagonista Chico Pipa, un investigatore privato e il suo socio Greg Scarta (un cane) tra una bevuta di bourbon e l'altra incappano in cadaveri che fumano, oppure in cadaveri migranti, in un'atmosfera burlescamente ironica rotule che rotulano e gengive che dopo essere cadute a causa di pugni micidiali vengono rimesse al loro posto!

 La prima cosa che vedo appena entrato, è un tizio che sta steso per terra e non ha certo l'aria di spassarsela allegramente. Resto senza fiato ma mi riprendo subito.Giace sul fianco destro e ha la guancia destra che poggia sul tappeto in mezzo a una larga macchia che non esito a riconoscere come sangue.Eh, accidenti! A uno non gli può mica uscire del caffè da un buco nella testa.
 
Man mano che leggevo, mi sembrava di leggere un po' le storie di Rudolf Erich Raspe con le avventure del barone di Münchausen divenuto famoso per i suoi inverosimili racconti: un viaggio sulla Luna, un viaggio a cavallo di una palla di cannone o uscire incolume dalle sabbie mobili tirandosi fuori per i propri capelli...


Guardo in giù e vedo che mi hanno sbottonato la giacca e i pantaloni e ho tutte le budella di fuori.
«Ehi, accidenti» dico, «mi fate prendere freddo al ventre e ho l'intestino delicato.»«Dove hai nascosto i cinquecento biglietti da mille?» dice il secco.
Con quella gente non c'è proprio niente da fare. Dovrò proprio rassegnarmi a perdere quei quattrini. Ma io non sono un ricattatore e se quelli sono soldi di un ricatto, se li prendano pure.Sistemeremo le cose più tardi.«Rimettimi dentro le budella» dico, «e ve lo dirò.»«Prima diccelo» dice il secco, «poi ti rimettiamo a posto la pancia.»«No», dico, «prima la pancia.» 


In Chico Pipa e gli altri personaggi, tra cui Duarda, la fatale, oppure il tenente Tram mi sembrava di ravvisare i personaggi di Pulp Fiction di Quentin Tarantino. Oddio, ho pensato, ma Tarantino deve aver letto questo libro! La donna fatale, il gangster micidiale, la vedova copiativa, i ricattatori, i poliziotti incompetenti andando, persino il balletto che qui vediamo fra il protagonista ed uno dei gangster c'è tutto... c'è quell'atmosfera di altri tempi dove le mille lire hanno un valore come nelle storie del signor Bonaventura!
Dare a quest'opera un giudizio per me è molto difficile, perché devono non solo piacere i fumetti ma si deve avere ancora la giusta predisposizione psicologica per gustarli appieno!

Voto: 5 su 5 (perché nessuno mi toglie dalla testa il dubbio che il grande Quentin possa averlo letto...)

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